Il fascino esercitato, in particolare, dall’architettura, dall’arte plastica, dalla capacità di lavorazione fusione dei metalli, dalla scultura lignea e dalle raffigurazioni simboliche delle maschere, mi ha indotto ad organizzare una mostra con il materiale raccolto nel corso di ben sei spedizioni presso il popolo Dogon nelle zone della falesia di Bandiagara.
Dominante nella mia decisione è stato l’incontro con il fisico nucleare, Vincent Togo, originario di Pel, antico villaggio Dogon.
La sua cultura, le sue origini, la sua sensibilità mi hanno permesso di conoscere a fondo il significato delle simbologie raffigurate nell’arte, negli oggetti di uso quotidiano, nell’architettura, nei corpi con i loro tatuaggi e scarnificazioni. Un mondo lontano dalla nostra cultura occidentale che mi ha affascinato, al punto da cercare uno spazio adeguato per l’allestimento di una mostra che permette alla città di Trento di condividere la mia passione per questa straordinaria civiltà.
La particolarità dell’esposizione sarà l’incontro tra due culture che faranno conoscere alla città un patrimonio sconosciuto, spesso etichettato come semplice arte primitiva e che permetterà di guardare l’Africa dal punto di vista artistico e non solo sotto la lente delle carestie, delle guerre tribali e delle emergenze umanitarie.
La mostra diviene quindi simbolo della mia lunga e faticosa ricerca volta conoscere culture e credenze lontane.